Altre visioni

Ora che dopo 18 anni il peggio sembra essere passato e, quasi tutti, ci siamo adattati ad avere nelle nostre tasche quegli “oggetti infantili” che sono le monetine, ora che i nostri portafogli sono stati attrezzati a contenerle, ci è meno difficile ammettere che il cambio euro-lira non lo sappiamo ancora fare. La fortuna è che di fatto, non lo facciamo più.

Certo…. avevamo trovato nostre strategie, ma quando si arrivava al dunque, al particolare, allo specifico di alcune esigenze contabili concrete, quando ad esempio gli zeri diventano troppi o l’arrotondamento al doppio non è proprio automatico (è questa la strategia che mi sembra più seguita), l’angoscia ci assaliva e con essa i dubbi.

E’ un fenomeno che ha coinvolto molte persone e non vi è differenza ne di cultura ne di appartenenza a qualsivoglia gruppo.

Ci sembrava di essere stati colpiti da una vera e propria pandemia nonostante le vaccinazioni preventive, a dire la verità e con il senno del poi abbastanza carenti.

Vi è stato un momento che questo problema aveva anche una sua sintomatologia precisa, che definirei come la “sindrome da accattone”.

Era usuale fino a poco tempo fa, meno ora ma non è sparita, vedere persone di varia estrazione che dopo aver preso un caffè al bar, o in altre occasioni, dovendo pagare un conto, “tendevano la mano” verso il cassiere in modo che fosse lui a scegliere le monetine necessarie. In determinate situazioni eravamo coinvolti in veri e propri “momenti di assenza” per cui, solo dopo, ci rendevamo conto del reale valore dell’operazione svolta.

Se è vero che tutto veniva “percepito” come raddoppiato, e nei fatti ciò è spesso avvenuto, e anche vero il contrario che in molti casi il tutto veniva “percepito” come meno caro. Probabilmente nella primissima fase di applicazione dell’euro questa è stata la primaria percezione che ha di fatto favorito il processo speculativo.

A quale strano meccanismo siamo stati sottoposti?

Sicuramente ci ha colpito a fondo, molto profondamente, in un settore che è di per sé stesso complesso nella gestione della nostra vita quotidiana: la “percezione del valore” di un oggetto o di un parametro. Ci ha colpito su quello che per ognuno di noi, e per ognuno in maniera diversa ed articolata, erano, allora, le mille lire. Oggi i giovani questo valore non ce l’anno da cui i detto: non ci sono più veri valori.

Era una unità di misura collegata, automaticamente ed inconsciamente, ad una serie di valenze, che ne facevano non solo un valore economico di scambio, ma anche un valore d’uso e quindi sociale, di rappresentanza.

Siamo stati colpiti nel pieno della semantica del valore e del suo linguaggio-potere, che da una parte mostra una faccia di relazione e dall’altra si collega al profondo delle nostre sicurezze-insicurezze, il tutto è avvenuto in un contesto che, anche ad arte, ha favorito la disarticolazione delle stesse.

Riportiamo questo brano tratto dai Quaderni del Carcere di Antonio Gramsci che ci permette di capire come, se si era accorti, le cose avrebbero potuto essere meglio gestite visto che il “problema non era nuovo” esiste da molto.

 

…Ero il quinto confinato politico che giungeva. Fui avvisato subito di farmi una provvista di sigarette perché la scorta era agli sgoccioli; andai dal tabaccaio ed ordinai 10 pacchetti di macedonia (16 lire); mettendo sul banco un biglietto da 50 lire. La venditrice (una giovane donna dall’apparenza assolutamente normale) si meravigliò della mia domanda, se la fece ripetere, prese dieci pacchetti, li aprì, incominciò a contare le sigarette una ad una, perse il conto, ricominciò, prese un foglio di carta, fece dei lunghi conti con la matita, li interruppe, prese le 50 lire, le guardò da ogni parte; finalmente mi domandò chi ero. Lo stesso fatto si ripeté altrove ed eccone la spiegazione:- ad Ustica esiste solo l’economia del soldo; si vende a soldi; si spende mai più di 50 centesimi. Il tipo economico di Ustica è il coatto, che prende 4 lire al giorno, ne ha già impegnate 2 all’usuraio o dal vinaio e si alimenta con le altre 2, comperando 300 grammi di pasta e mettendoci come condimento un soldo di pepe macinato. Le sigarette si vendono una per volta, una macedonia costa 16 centesimi, cioè tre soldi e un centesimo; il coatto che compra una macedonia al giorno, lascia un soldo di deposito e ne sconta un centesimo al giorno per 5 giorni. Per calcolare il prezzo di cento macedonia, occorreva dunque fare 100 volte il calcolo di 16 centesimi ( 3 soldi più un centesimo) e nessuno può negare che questo sia un calcolo discretamente difficile e complicato. Ed era la tabaccaia, cioè uno dei commercianti più dell’isola. Ebbene: la psicologia dominante in tutta l’isola è la psicologia che può avere per base l’economia del soldo, l’economia che conosce solo l’addizione e la sottrazione delle singole unità, l’economia senza tavola pitagorica

 

 

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