La psicologia di Vygotskij. Un giovane e la rivoluzione
(Il presente articolo è stato scritto nel 1917)
Nel 1978 Stephen Toulmin[1] scrisse un articolo sull’eredità scientifica di Vygotskij paragonandolo a Nicolas Léonard Sadi Carnot per la fisica e a Mozart per la musica. Lo riteneva un genio, la sua produzione scientifica era avvenuta in brevissimo tempo. Morì giovane a 38 anni non ancora compiuti, nel pieno sviluppo delle sue idee. Lo stesso percorso nella fisica di Sadi Carnot, morto a 36 anni[2] e nella creazione musicale di Mozart morto a 35 anni. Da qui il titolo dell’articolo di Toulmin: “Il Mozart della psicologia”. Questo mio contributo intende proporvi un Vygotskij parallelo con un’altra arte diversa dalla musica: la poesia, da lui definita come la mia arte. Il giovane Vygotskij che ‘usa’ i grandi poeti e romanzieri russi, ma non solo, come punti di riferimento e di riflessione ‘scientifica’. La poesia come una scienza dell’uomo: la creatività, l’essere poeta, colui che ‘vive’, ‘sente’, propone la poesia come ‘scienza’ (indagine e costruzione) del pensiero umano. L’orientamento generale delle ultime opere di Vygotskij e il suo interesse per gli scritti di Chlebnikov e Osip Mandel’stam suggeriscono che a lui era cara, l’idea della persona come un essere creativo, come poeta, che “dà i nomi alle cose.
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