Storia e idee per un recovery plan termale
Lasagna e Rubini come d’accordo si trovarono al bar per una breve pausa caffè, oramai era un’abitudine, i loro dieci minuti di ‘libertà’ cosi li definivano, poter discutere in presenza di come procedeva l’Oca selvaggia.
Fu Rubini a parlarne per primo mentre aspettavano il caffè da bere all’esterno del bar.
“Vede Commissario, ripeto una cosa che forse le ho già detto; ogni volta che sento parlare Giuseppe resto impressionato del lavoro che quei due, Il Gatto e la Volpe stanno facendo. Resto sorpreso sul come recuperino notizie interessanti e le sappiano valorizzare con discorsi pratici e logici: analizzano praticamente le pratiche in uso praticando un linguaggio pratico! Si, il linguaggio loro non lo parlano, lo praticano con parole semplici e comprensive accompagnandole praticamente con gesti esplicativi molto pratici. Questo è tipico di Giuseppe ma da quel che ho potuto capire, anche di Antonio. C’è poco da fare, ogni volta resto li impalato ad ascoltare e a guardare.”
Il sorriso mulesco di Lasagna fece capolino con una connotazione sorniona tra il felpato e il divertito.
“Capisco, capisco e la cosa sorprende anche me ma forse meno di lei. Io sono abituato a vederli al lavoro nelle varie feste di solidarietà dove fanno tutto. Montano strutture; non funziona una lavatrice? Non c’è problema. Non arriva la corrente? Nessun problema, si è rotto un tavolo, subito riparato, trovano anche il tempo per passare nelle cucine ad assaggiare il cibo e ‘con prudenza’ dare suggerenti se del caso ecc. ecc. Hanno l’autorità per farlo e nessuno dice niente, anzi i loro consigli sono sempre bene visti.”
“Mi piacerebbe vederli.” Disse Rubini.
“Beh non c’è problema, potrebbe anche lei in qualche caso fare del volontariato diverso da quello che già fa, di fatto, nel suo lavoro Covid permettendo.””
I dieci minuti erano passati e i due ripresero la scala verso gli uffici; fu allora che Lasagna avvisò il Vice Questore che l’incontro del prossimo lunedì sarebbe slittato di una settimana su richiesta ‘dei due’ perché avevano bisogno di un poco di tempo per riorganizzare il materiale che avevano raccolto. E così fu.
Lunedi sera, stessa ora e… solito posto skayperiano.
Dopo le verifiche video e audio fatte da Antonio per garantire l’operatività e dopo i saluti, prende la parola Giuseppe.
“Mi scuso anche a nome di Antonio se abbiamo rinviato un incontro ma avevamo bisogno di fare il punto sulla situazione per definire bene come utilizzare il materiale raccolto e come dargli una logica sostenibile e quindi poi come continuare con la relazione. Ci siamo costruiti un piccolo schema relativo al recovery plan o meglio, alla documentazione conoscitiva per un a sua possibile stesura.
Abbiamo anche riflettuto sul significato nel nome recovery plan, l’inglese a me non sempre aiuta, e mi sembra che la sua traduzione più diffusa sia piano di recupero. Ecco, se questo è il significato, conoscere i fatti passati è propedeutico a quello che si può e si deve recuperare e a quello che va messo in soffitta. Nel nostro caso il proverbio “non buttare via i bambino con l’acqua sporca” va recuperato in “non buttare via il bambino ma nemmeno le potenzialità geotermiche dell’acqua termale.” Da noi non c’è acqua sporca, ma solo acqua calda che oggi ‘viene buttata via’.
Nello schermo apparvero sorrisi nei volti di tutti e il mulo felpato ‘ne disse una delle sue’.
“Diciamoci la verità, in alcuni casi qui dovremmo buttare via anche il bambino… ma non bisogna scaricare sui figli le colpe dei padri, a volte sono questi da buttare!”
Sorrisi e accenni di applausi anche da parte di Giuseppe che riprese.
“Lo schema su cui lavorare è questo:
- Abbiamo visto negli ultimi incontri le difficoltà derivanti da un uso distorto della risorsa termale e i suoi limiti. Abbiamo indicato la scomparsa delle sorgenti dal Montirone come fatto sostanziale e simbolico di questo processo. In ordine temporale abbiamo indicato gli anni 70 come momento significativo della crisi.
- Indagheremo sempre in quegli anni dal punto di vista del termalismo-curativo-turistico
- Vedremo poi come si intervenne e i limiti di quell’ intervento: la legge di salvaguardia a il PURT
- Torneremo simbolicamente all’interno dell’Albergo del Dott. Fredo per evidenziare le reali contraddizioni presenti nella gestione geotermica.
- Poi se si deciderà potremmo dedicare una serie di incontri a sviluppare una ipotesi quali-quantitativa di un recovery plan termale, che al di là della situazione congiunturale, pandemica, da cui ora nasce, questa esigenza era comunque presente oramai da tempo nel BIOCE. Certo non serviva proprio la pandemia per metterla in evidenza ma così è anche se non ci piace. Sarebbe ora sarebbe colpevolmente insostenibile non prendere in mano una transizione-riscoperta ecologica del bacino termale euganeo.”
Lasagna chiese se qualcuno avesse da aggiungere idee o chiedere spiegazioni ma lo schema sembrava chiaro agli skayperiani, anzi a lui personalmente, gli chiariva alcune questioni già presenti in maniera non del tutto precisa nella sua mente. Notò che un poco tutti stavano rifiatando e ne approfittò per sorseggiare il moka-caffè. Brevissima pausa e ridiede la parla a Giuseppe.
“Per chiudere il primo punto relativo ai problemi geologici e minerari del baciano vi presento ora due fotografie: la prima apparve immediatamente sullo schermo.
Uno dei maggiori elementi di interesse sugli studi e la conoscenza del bacino negli ultimi 30 anni è stata la definizione delle are a maggiore o minore temperatura, le aree in cui maggiore o minore è la resa geotermica. Aree su cui puntare per un futuro utilizzo razionale della risorsa termale. Naturalmente ciò è oggi molto compromesso dall’edificazione delle zone in cui dette aree si trovano ma le moderne tecniche minerarie possono ben garantire una escavazione del pozzo compatibile, con l’ambiente circostante, in tutte le sue fasi dalla perforazione alla gestione.
Nello schermo apparve una seconda immagine.
Questo è un grafico di estrema importanza perché rappresenta circa 70 anni di vita, del bacino dal 1950 al 2016 con una sempre più precisa acquisizione dei dati grazie a i contatori presenti in tutti i pozzi. Rappresenta l’andamento della falda in relazione ai consumi di acqua termale.
E’ un grafico chiaro nelle sue linee fondamentali ma non semplice da leggere nei processi che le determinano. Lo analizzeremo per punti in relazione alle conoscenze in nostro possesso.
- La linea, prima rossa e poi nera seghettata, è quella che rappresenta l’andamento dei consumi negli anni mentre a lato nel grafico troviamo il livello di falda. Il fatto che all’inizio la linea sia evidenziata in rosso sta a significare la disomogeneità dai dati di cui è composta date le conoscenze di allora, deve quindi intendersi come una media de vari dati che vengono da studi diversi e in situazioni divere. Il fatto che ad un certo punto, la parte in nero della linea diventi seghettata è perché i dati raccolti indicano anche le stagionalità in uno stesso anno, quella bassa invernale e quella alta estiva le quali fanno variare notevolmente il valore dei consumi d’acqua. Con l’andare del tempo la rilevazione diventa più omogena nella seghettatura dato appunto l’uso dei contatori e un modificarsi della stesa stagionalità.
- Livello delle falde riportati nel grafico. Possiamo vedere che la falda va da +13 metri sopra il livello del mare nel 1954 (le sorgenti naturali sono ancora presenti) ad un punto minimo di -23 metri a fine anni ottanta. La falda quindi si è abbassato di 36 metri in 26 anni. In quello stesso periodo il consumo di acqua e salito da 4 milioni di metri cubi anno a 25 milioni metri cubi anno, un aumento di 21 milioni di metri cubi, circa 0,8 metri cubi anno.
- Come abbiamo precedentemente visto le varie preoccupazioni per la crisi (delineata nel grafico) diedero vita alla Legge regionale 20 marzo 1975, n. 31 (BUR n. 3/1975) –Norme per la salvaguardia delle risorse idrotermali euganee per la disciplina delle attività connesse.
Cinque anni più tardi (il 23 aprile 1980) con estremo ritardo da quanto previsto dalla legge venne approvato il PURT – Piano di utilizzo della risorsa termale nel quale vengono definiti i parametri e le modalità per l’utilizzo e la gestione dell’acqua termale negli alberghi.
Con il PURT ha inizio nel 1980 uno stop al consumo incontrollato della risorsa termale come si vede dal grafico. Questo è dovuto sostanzialmente a due fattori 1) viene definita una quantità massima da utilizzare per ogni albergo in base ai camerini per la fangoterapia e i posti letto 2) si rende obbligatorio la presenza di un contattore per ogni pozzo per misurare il reale consumo.
Alcuni anni più tardi 1984 si applicò l’imposta prevista dalla Legge Merli [1] per lo scarico delle acque reflue e questo contribuì notevolmente un più parsimonioso uso dell’acqua visto che l’imposta era parametrata ai litri di acqua termale scaricati in fognatura e documentati tramite i contatori.
Come si vede dalla linea nera in 40 anni il consumo dell’acqua tronò ad un livello paria a 15/16 milioni di metri cubi all’anno e ad un livello di falda quasi vicino allo zero tanto che in determinati periodi di poco uso della stessa possono evidenziarsi problemi nelle parti bassi del territorio in particolare dove esitano semi interrati.
Non sono solo questi i fattori che hanno determinato un calo nell’uso dell’acqua termale, ve ne sono atri ed in particolare il fatto che rispetto al periodo d’oro degli anni 70/80 vi siano anche un 10/15 % di alberghi chiusi. Qui sarebbe necessaria una analisi più completa e con dati non in nostro possesso.”
Lasagna ‘ordino’ d’autorità una sospensione. Il materiale presentato era molto ed interessante, il tempo correva veloce e un caffè era d’uopo, magari abbondante e con qualche biscottino dolce. Tutti accettarono di buon grado in particolare Giuseppe che una qualche stanchezza la dimostrava chiaramente. Mentre l’Oca Selvaggia era assorta nei vari rituali della pausa il Commissario approfittò per prendere la parola. “Cosa facciamo ora? Non voglio disturbare Giuseppe e quindi chiedo ad Antonio che sicuramente conosce i piani del lavoro come dobbiamo comportarci. Continuiamo? Ci salutiamo…insomma cosa ti senti di proporre.”
Antonio non sempre interveniva, era un tipo taciturno riflessivo, ma se richiesto lo faceva senza timore.
“Penso che dovremo anche questa sera andare oltre, abbastanza oltre, all’orario stabilito e cioè le 22,30. Questo è il primo punto da decidere poi viene il resto. Vi sono problemi su questo?” Lasagna guardo sul video ma non vide segni di dissenso quindi a nome di tutti disse: “Penso di no”.
Antonio riprese a presentare la proposta operativa.
“Se così va bene, potremmo ragionevolmente questa sera vedere il secondo punto della scaletta indicata da Giuseppe e cioè, dopo i fattori geologici della crisi affrontare quelli più prettamente termali-turistici. Se facciamo cosi, lunedì prossimo potremo riflettere seppure velocemente sulla la Legge di salvaguardia termale e il PURT. Quindi concludere con una riflessione specifica, dopo il quadro che ci simo fatti, sulle reali problematiche all’interno degli alberghi nella gestione della risorsa termale. Ci serviremo nuovamente dei dati che ci ha procurato il Dott. Fredo. Va bene?”
“Il silenzio assenso era oramai prassi comune… d’altronde interrompere la pausa per cose ovvie non era all’‘altezza della situazione’: le parole non servivano sarebbero state solo un intralcio ai vari moka-caffè e li ci si comportava da professionisti!.
Giuseppe dopo aver bevuto l’ultimo goccio della misteriosa bevanda a disposizione riprese.
“Bene, così come ci siamo serviti per la storia dell’uso dell’acqua termale di due indici, il calo delle falde e la quantità di acqua emunta, cosi per seguire la storia del termalismo ne useremo altri due; gli arrivi dei curandi-ospiti (quante persone arrivano al giorno) e la loro presenza, cioè quanti giorni una persona (un arrivo) rimane nell’albergo. Questo è un indice fondamentale perché, se per fare una cura fangoterapica necessiterebbe una presenza minima, oggi di 8 giorni ma alcuni anni addietro di 12, tutti coloro che soggiornano meno di questi giorni potenzialmente non effettuano le cure. Valuteremo quindi l’indice della presenza media che quanto più si abbassa sotto gli otto giorni tanto più significa il maggiore disinteresse degli ospiti alle cure.
Ancora un vota per l’analisi storica dei processi ci è stato fondamentale il documento per l’approntamento del L’Osservatorio Economico che l’amministrazione di Abano deliberò nel 1984 e che ho potuto consultare solo grazie ad Antonio che ne possiede miracolosamente una copia. [2]
Bene, partiamo con i grafici. Il primo è quello degli arrivi.
Come si può osservare dal 1950 in poi vi è stato un crescendo notevole di arrivi, quasi costante, se si escludono gli anni dal 1970 al 1975 (cerchio nero) nei quali vi è stata una loro stagnazione, sono gli anni della crisi termale, che tuttavia non ne inficerebbe la buona salute. Tralasciamo in questa sede come gli arrivi siano tuttavia mutati profondamente quantomeno in rapporto alle nazionalità presenti, all’età e alla capacità di spesa. La linea tratteggiata indica la mancanza di dati in nostro possesso per quegli anni. Nel compleso i dati degli arrivi è positivo.
La cosa cambia aspetto e assume il carattere di crisi strutturale e irreversibile (?), se osserviamo il prossimo grafico, quello delle presenze.
Possiamo notare, tragicamente, che le presenze ad Abano e Montegrotto, se si esclude un breve periodo con in riferimento il 200, sono oggi esattamente uguali a quelle del 1985 e a quelle di oggi. 35 anni di non costante aumento delle presenze medie!
Il prossimo grafico ci dà chiara l’idea di cosa sia successo negli ultimi 20 anni.
Come si può vedere si passa da una presenza media di circa 12 giorni nel 1975 a quella di 4 giorni nel 2015 e a quella, non presente nel grafico, del 2019 ulteriormente ridotta al 2,9.
Ma il tutto assume una connotazione più tragica se si ricorda che le presenze come numero siano uguali al 1985 ma strutturalmente sono diverse, sia come provenienza, come capacità di spesa e soprattutto in relazione al rapporto economico della clientela-fangoterapica diminuita anche in valore assoluto. Sarebbe un errore pensare che tutto questo dipenda solo da valenze locali pur tuttavia ci sembra evidente che la perdita di una connotazione specifica (brand) relativa al binomio cura-termalismo renda la nostra area consimile e parificabile a moltissime altre realtà: questo è l’errore o quantomeno la sottovalutazione commessi in questi anni. A tale errore si sopperisce oggi mettendo a disposizione del turismo, strutture e ricchezza (acqua termale) tipiche dello sviluppo del termalismo e per quanto possiamo capire, anche in maniera contraria alla legge.
Ma che sia, in ogni caso un errore, non vi è dubbio, iniziato con il mancato recupero (recovery) della termalità negli anni 70 con il sostanziale fallimento della legge e del PURT, continuato anche di recente, soprattutto quando al binomio termalismo-turismo si è sostituito quello di turismo-termalismo; non è solo questione di modifica del posto di una parola ma è il segnale più evidente, tragico, di un errore, che dato gli anni da cui è cominciato, possiamo definire a ragione storico.
E così, le terme sono diventate SPA e ancora una volta dal punto di vista prettamente matematico e logico non ci sarebbe niente di male se fosse Terme+Spa, grave errore invece se fosse Terme=Spa.
Riporto in forma visiva un concetto espresso da un medico termalista durante una riunione pubblica che da il senso del problema.”
Oramai era tardi, tutti erano stanchi ma non era quella la ragione per cui nessuno disse una sola parola, si guardarono zitti, si salutarono con lo sfarfallio delle mani e Lasagna disse:
“Buona notte ci vediamo la settimana prossima.”
CI VEDIAMO MARTEDI PROSSIMO
CON
IL PECCATO ORIGINALE…
NON TROPPO ‘ORIGINALE’
[1] Per la Legge Merli e l’imposta sullo scarico della acque termali vedi:
[2] Per il L’Osservatori Economico, CLICCARE QUI.