Vi voglio proporre una pagina importante, spesso sconosciuta, sul rapporto tra psicologia e teatro. Siamo in Russia agli inizi del secolo scorso, a cavallo della Rivoluzione. Si comprende che anche l’arte dell’attore ha bisogno di essere ‘formata’ con la necessità quindi, di una specifica scuola.
Su questo aspetto vi propongo alcuni scritti di Vsevolod Mejerchol’d ‘fondatore’ della biomeccanica, attore e regista di teatro, allievo e innovativo seguace del grande Stanislavskij, amico e regista delle opere teatrali di Majakovskij, maestro e amico del regista Ejzenstein.
Fu uno dei pochi a morie per il teatro… perché così fu.
Fucilato nel 1938, all’età di sessanta anni, dal regime staliniano per non aver rinunciato alle proprie idee sulla libertà dell’attore; le sue opere sono state in parte salvate da Ejzenstein che riuscì a sottrarle alla polizia poche ore dopo il suo arresto. La moglie di Mejerchol’d, famosa attrice, fu trovata sgozzata nel suo appartamento poche settimane dopo l’uccisione del marito.
La cosa interessante da riscoprire è come questi innovatori della comunicazione Mejercol’d, Majakovskij, Stanislavskij, Ejzenstein, praticassero la psicologia, diverse psicologie e ne facessero loro strumenti di lavoro. In questa riscoperta ritroviamo ancora il grande Ivan Petrovic Pavlov come punto di riferimento non solo per gli studiosi di fisiologia o psicologia ma anche per un ambiente culturale allargato comprendente il teatro e questi grandi personaggi. Scrive Mejercol’d:
“La psicologia è una scienza ancora giovane. Guardate: con tutte le sue nuove teorie Pavlov confuta determinate conquiste della psicologia del passato. Quando io raccomando ai miei allievi un determinato libro, dico sempre che nel campo della psicologia non è stata ancora detta l’ultima parola. Sono continuamente in corso esperimenti d’ogni genere. La teoria dei riflessi è una scienza giovane. Sono già molti anni che Pavlov vi lavora. Nell’inviargli un telegramma di congratulazioni, abbiamo scritto, quali seguaci del sistema della biomeccanica, cioè di un sistema squisitamente materialistico: salutiamo in Voi un uomo il quale ha saputo finalmente liberarsi dalle complicazioni dell’anima … Ho ricevuto da Pavlov una lettera nella quale egli dice: quanto all’anima, meglio aspettare ancora un poco. Perfino un materialista come lui rimane incerto. Perciò, dato che è incerto Pavlov, aspettiamo ancora un po’ prima di risolvere la questione di un sol colpo. In un’intera serie di problemi dobbiamo essere altrettanto prudenti quanto lo è Pavlov. Se ci tufferemo a capofitto nel sistema di Stanislavski sarà una cosa terribile. Anche noi abbiamo avuto le nostre esagerazioni: abbiamo detto che l’uomo è un laboratorio chimico-fisico … Si è lavorato intorno alle questioni del comportamento umano e noi abbiamo espresso il nostro punto di vista, ma i marxisti ci hanno detto che hanno torto i vitalisti e che hanno torto anche i seguaci della biomeccanica, poiché esistono problemi dei quali è bene parlare con una certa prudenza. Si tratta dei problemi di ordine psichico. Quando si cominciò a parlare del funzionamento del cervello, si disse che non tutto è stato detto, che questo funzionamento non era stato ancora studiato a fondo. Numerosissimi scienziati stanno oggi esaminando a fondo tale problema, ma ci sono ancora molte cose da chiarire. Ci troviamo come nella stratosfera, in cui i raggi cosmici non sono stati ancora studiati. La corrente materialistica è stata studiata, ma ignorando totalmente tutta una serie di fenomeni…”