Nella foresta normativa
L’indomani alle 8,45 Lasagna entrava dal portone principale quando l’addetto con un gran sorriso e con un cenno della mano ma con una certa riservatezza lo chiama e gli dice: “Commissario, il Dott. Rubini ha detto di chiamarlo immediatamente al telefono è impaziente di avere notizie. Così ha detto di dirle”
Lasagna con un sorriso vistoso rispose in modo un poco meno riservato: “Dica al Dottore che la pazienza è la virtù dei forti e poi dica anche di tenersi pronto perché tra due minuti sono nel suo ufficio.”
Sarà stato il ridere o il, fatto che il militare aveva avuto qualche piccolo contrattempo ma Lasagna entrò dal Vicequestore allo stesso momento in cui questi riceveva la telefonata tanto che Rubini dovette dire: “Ma lei è più veloce della luce.” Si salutarono cortesemente come sempre.
“Allora Lasagna, come va con le acque termali, sa, sembra impossibile ma ho sentito qualche altra voce general generica come sempre, sottotraccia. Guardi, se non fossi sicuro che solo io e lei conosciamo questo nostro piccolo e innocente segreto… mi verrebbe da pensare che si è sparsa la voce.”
Lasagna. “Non penso proprio a meno che la talpa non sia il terzo che conosce il segreto: il Signor Questore o…” e volgendo gli occhi al cielo “più in alto!”. Si misero a ridere.
“Dunque che idea si è fatto.”
“Più che di un’idea si tratta di una serie di considerazioni che si trovano in una forcella di ipotesi ma sempre agli estremi, una volta focalizzata una questione appare difficile e diventa più probabile il suo contrario e viceversa.”
“Non capisco.”
Lasagna, appunti alla mano, fece un riassunto delle riflessioni fatte la sera precedente e su come a suo parere vi fossero delle situazioni estreme e per questo non sostenibili ma tuttavia verificabili. L’esempio concreto è quello dei due regolamenti per molti aspetti estremamente divergenti che per lunghi anni hanno convissuto nello stesso ambiente.
“Non mi spiego come sia possibile, ma visto che è così non capisco cosa abbiano prodotto e come siano stati gestiti. Poi naturalmente mi chiedo se sto prendendo degli abbagli, se stia andando a caccia di farfalle, ma quando conto il numero di parole quali ‘termale/i’ presenti nei due regolamenti e il rapporto è 4 a 53 (o quello delle pagine, 14 contro 44) le farfalle le vedo concretamente svolazzare. Mi chiedo cosa regoli il primo e cosa regoli il secondo visto che di fognatura si tratta e le leggi della stessa sono dello Stato italiano o della Regione del Veneto e, non mi risulta, vi sia una legge per le fognature di Abano e una per le fognature di Montegrotto. Penso non risulti nemmeno a lei.”
“Capisco, capisco.” disse il Vice Questore, “anzi a dire la verità non capisco, non riesco a vedere la questione sotto l’ottica di una illegalità e su quale versante possa essere, compreso quello territoriale, se è ad Abano o a Montegrotto o in entrambi i comuni.”
“E’ un poco la mia situazione.” riprese Lasagna
“Avrei bisogno di altre informazioni che non mi pare allo stato ci siano, una denuncia specifica, un fatto, altro materiale che dovremmo ufficialmente chiedere e lei non ritiene di farlo, né ritengo che allo stato della ‘cosa’ sia logico farlo.”
Rubini intervenne:
“E allora come ci muoviamo, cosa mi consiglia o meglio, cosa intende fare?”
Lasagna riprese ad indossare il suo abito da mulo dicendo:
“Mi sembra che le cose siano tre 1) molliamo tutto e archiviamo queste nostre conversazioni come cose non importanti 2) allarghiamo ad altri la nostra indagine conoscitiva ma non è possibile né auspicabile 3) continuo a leggere i documenti e vedere se nel loro interno sono contenute cose che possano essere in contraddizione e quindi non sostenibili legalmente. Fatto questo si vedrà!”
Il Dott. Rubini stava per riprendere la parola ma Lasagna continuò:
“E visto che lei è sicuramente d’accordo con la mia terza ipotesi…”
Il sorriso e un segno di ‘ma va a quel paese’ apparvero nella mimica di Rubini, Lasagna continuò senza interrompere:
“Visto che lei sosterrà la mia terza ipotesi le chiedo, ma se lei dice di no lo faccio lo stesso, di coinvolgere eventualmente la collaborazione di una persona che oltre ad essere competente e di fiducia è mio amico e lavora a Taranto”
Rubini disse “Concordo con le sue proposte e se vuole sedersi sulla mia poltrona faccia pure.”
Il tono era scherzoso ma quando Lasagna andava di mulo la sua mimica non sempre poteva apparire amichevole. Stavano per salutarsi quando Rubini disse:
“Le posso offrire un caffè?”
Al che Lasagna rispose.
“Dottore! Quale caffè, cappuccino e pasterella, non ho ancora fatto colazione per colpa della sua fretta.”
“Vada per il cappuccino ma la pasterella la paga lei” Il Dott. Rubini doveva pur sottolineare la sua autorità, ma Lasagna non mollò la preda:
“Grazie, credevo di dover pagare tutto io come al solito…”
La prima sera che il Commissario poté essere in tranquillità la dedicò per una analisi approfondita dei regolamenti sulle fognature e iniziò dal più corto, quello di Montegrotto, gli sembrava più semplice avere con questo il suo primo impatto nel merito delle ‘cosa’.
Preparata la moka da 5 e i biscotti mediamente dolci ben in vista sulla credenza iniziò la lettura. Anche la sua silente compagnia era pronta a fare da supporto.
All’articolo 1 trovò scritto:
“La fognatura in oggetto si articola in due distinte reti Bianche e Nere. Si definiscono acque bianche…”
In questo articolo al comma a) quello in cui venivano elencate tutti i tipi di acque bianche (meteoriche, acque di lavaggio e di innaffiamento di spazi scoperti purché non inquinati) si trovavano ben due riferimenti (dei quattro contenuti nel regolamento) relativi alle acque termali.
- Il primo. “vanno per ragioni tecniche considerate bianche anche le acque reflue termali”
- Il secondo “ le acque termali parimenti saranno considerate bianche, e come tali immesse nella rete, nel rispetto della Tab. e di quanto previsto ella legge 319 del 10.5.76 e n. 650 del 24.12.79.”
Le acque termali erano quindi scaricabili nella fognatura bianca. Questo era un punto significativo.
Lasagna si fermò e decise che ci voleva subito un caffè di fatto ancora caldo. Quagliava e non quagliava, capiva e non capiva. Da una parte non aveva conoscenza specifica delle leggi citate ma il regolamento era comunque intrinsecamente illogico e forse ‘volutamente’ sibilino.
La parola parimenti relativa alle acque termali gli pose la questione: parimenti a cosa? La risposta venne subito rileggendo con calma il tutto e il parimenti si riferiva al comma della legge che precedeva quello delle acque termali da cui il parimenti significava tradotto in parole semplici: come quello sopra. (Almeno così capiva Lasagna)
Cosa stava scritto nel comma a cui il parimenti si riferiva?
“le acque di raffreddamento degli insediamenti produttivi per il loro contenuto eventuale di additivi chimici quali anticorrosivi, antincrostanti, ecco o, potranno essere considerate bianche e quindi immesse nella relativa rete previamente depurate”
Lasagna stentava a credere quello che capiva, perché se interpretava bene il regolamento appariva quanto meno distorcente. Prese carta e penna e scrisse:
“Il discorso corretto sarebbe 1) le acque termali possono considerarsi bianche e quindi immesse nella fognatura bianca solo se pulite in base a parametri definiti o depurate 2) altrimenti sarebbero stata acque non scaricabili in una fognatura bianca 3) dire che le acque termali vengono scaricate sulle fognature bianche per motivi tecnici, come affermato nel regolamento, non ha senso: si possono scaricare solo se ritenute pulite. Il resto è filosofia e non ci sono motivi tecnici che tengano.”
Sottolineò questi concetti con la sua matita in maniera quasi nervosa e con una certa rabbia derivante da una parte dal come il tutto era stato scritto e dall’altra dalla sua necessaria cautela nel dover giudicare un terreno per lui nuovo… ma i dubbi sulla correttezza di ciò che leggeva gli apparivano possibili.
Altro caffè con biscottino, brevi sguardi alla televisione, nel tentativo di trovare eventualmente una scusa per abbandonare temporaneamente la ‘rogna’ ma, non essendoci niente di interessante sul suo canale fisso che era Rai1, continuò a leggere partendo proprio dall’articolo specifico sulle acque termali.
“Articolo 13. Scarico delle acque termali.
Le acque termali saranno immesse nella reta bianca nel rispetto di quanto previsto dalla tabella C della legge n. 319 del 10 maggio 1976 che qui di seguito viene integralmente riportata”
AHHHH esclamò Lasagna, con una certa soddisfazione, allora non è un fatto tecnico scaricare le acque termali nella fognatura bianca ma è un fatto conseguente a norme di legge ben precise, tanto che sono codificate in una tabella.
Prese carta e colla, fece una fotocopia della tabella e la incollò su un foglio
Tuttavia ciò che lesso dopo, proprio sotto la tabella lo lasciò interdetto, stava scritto:
“L’autorità comunale ha comunque il diritto di imporre l’installazione di intercettori di fango, allorché la presenza di esso in sospensione minacci il buon funzionamento della condotta fognaria.”
Non ci credeva! Ciò che stava scritto denunciava già un possibile impedimento dello scarico delle acque termali a conoscenza dell’amministrazione che tuttavia avrebbe dovuto verificarne i parametri di smaltimento invece che li eventuali danni presenti in fognatura e poi si chiese: dove hanno trovato il termine ‘intercettori di fango’? Disse tra sé e sé: “Ma chi sono questi che si arrogano di decidere loro cosa fare” e poi tutti gli altri parametri oltre al ‘materiale in sospensione’ (fango) erano a posto, avevano fatto analisi accurate per definire che gli eventuali danni in fognatura, erano solo i fanghi e entro quali limiti? E l’ambiente in generale al di là della fognatura? Se queste analisi di controllo esistevano dove si trovavano? E poi hanno fatto con una corretta continuità periodica di monitoraggio?
Lesse dalla tabella i parametri relativi alla temperatura di scarico e da quanto lui poteva sapere erano ben lontani dai fatti come probabilmente quelli relativi al materiale in sospensione visto che il fango termale depositato nei fossi poteva esserne un’evidente spia.
Si fermò. Avrebbe voluto continuare nella lettura del regolamento ma la rabbia era evidente e decise che prima di andare avanti, anche per poter meglio meditare doveva mettere da parte la sua personalità mulesca e informare il Dott. Rubini ma soprattutto l’amico Marescialle Lo Fusco, Antonino detto Antò che abitava a Taranto.
Chiuse il computer, mise via gli appunti. Quella notte il sonno comunque arrivò solo alle prime ore dell’alba e lo colse disteso sul divano. Nemmeno la silente amica lo rasserenò nonostante, cosa del tutto eccezionale, il continuo cambiamento di canali i quali anche non volendo gli ricordavano lo scarico della fognatura termale nei fossi e nei canali: appunto.
A VENERDI PROSSIMO CON IL QUINTO CAPITOLO “LE MONTAGNE RUSSE”